Il tema della sostenibilità e della protezione dell’ambiente è da tempo un argomento molto discusso, oggi più che mai, considerando gli fatti della Foresta Amazzonica.
In occasione del G7, 32 brand di moda e lifestyle si sono riuniti per stilare una serie di obiettivi per ridurre l’impatto ecologico che il settore porta. Il Fashion Pact si basa principalmente su tre marco aree: arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità, ridurre l’impatto della moda salvaguardando gli oceani. Gli obiettivi prefissati vedono l’impegno di queste aziende nel ridurre l’impatto ambientale con attività fino al 2050.
L’iniziativa di coinvolgere le maison di moda partì da Emmanuel Macron lo scorso aprile, in previsione del G7. I brand che hanno preso parte all’iniziativa sono: Adidas, Bestseller, Burberry, Capri holdings limited, Carrefour, Chanel, Ermenegildo Zegna, Everybody & everyone, Fashion3, Fung group, Galeries Lafayette, Gap inc., Giorgio Armani, H&M group, Hermes, Inditex, Karl Lagerfeld, Kering, La Redoute, Matchesfashion.com, Moncler, Nike, Nordstrom, Prada group, Puma, Pvh corp., Ralph Lauren, Ruyi, Salvatore Ferragamo, Selfridges group, Stella Mccartney, Tapestry.
Il Fashion Pact è stato presentato ufficialmente durante il G7, rappresentando un punto di svolta per la salvaguardia dell’ambiente: infatti l’industria della moda è il settore con il più alto tasso di impatto ambientale. Il report delle Nazioni Unite evidenzia che l’industria della moda è responsabile del 10% circa delle emissioni del gas serra e consuma più energia del settore areonautico e marittimo internazionale.
Il fattore positivo, che fa ben sperare nella buona riuscita del Fashion Pact è che, oltre alle aziende moda coinvolte nel G7 per la nazionalità, hanno preso parte anche aziende esterne come H&M (Svezia) e Inditex (Spagna). Questo dato potrebbe essere considerato come un punto di partenza per il coinvolgimento di altri brand per affrontare le sfide ambientali.